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Aspettando Godot

di Samuel Beckett

“Sí, in questa immensa confusione una sola cosa è chiara. Noi aspettiamo che arrivi Godot”

Due mendicanti, Vladimiro ed Estragone, aspettano in aperta campagna un certo Godot, dal quale sperano ottenere una vaga sistemazione. I due non solo non hanno mai visto Godot, ma non sono sicuri né del luogo né del giorno dell’appuntamento. Dopo una lunga attesa arriva Pozzo, un ricco proprietario terriero che porta al guinzaglio il suo servitore Lucky. Pozzo si intrattiene per qualche tempo con i due mendicanti e riparte. L’attesa continua fino all’arrivo di un ragazzo con un messaggio di Godot: Godot non verrà più stasera, ma certamente domani. Vladimiro ed Estragone ricominciano ad aspettare. Il secondo atto è quasi identico al primo: l’attesa, l’arrivo di Pozzo e Lucky, l’uno cieco e l’altro stremato, il messaggio del ragazzo: Godot non verrà più stasera ma certamente domani. Il sipario cala su Vladimiro ed Estragone che, immobili, attendono ancora.

Chi è Godot?

Caposaldo del teatro del ‘900, Aspettando Godot, ha dato adito a innumerevoli interpretazioni ma anche a non pochi fraintendimenti. Molti ritengono che Godot sia un personaggio allegorico il cui nome alluderebbe a God (Dio). Per altri Godot deriverebbe dalla fusione di God e Charlot, in quanto Beckett era appassionato delle comiche di Charlie Chaplin. Ma il tentativo di intravvedere in Godot un simbolo, sia esso Dio, il destino, la morte o la felicità, è fuorviante. Sapere chi è Godot è relativo, lo stesso autore rivelò “se avessi saputo chi è Godot l’avrei scritto nel copione”. In realtà, il cuore del capolavoro di Beckett è l’attesa: l’attesa di Vladimiro ed Estragone è l’Attesa con la A maiuscola, la sintesi di tutte le attese possibili e i due mendicanti incarnano la condizione dell’uomo moderno, che sebbene sia ormai privo di punti di riferimento, non per questo si stanca di aspettare il disvelarsi di un Senso, qualsiasi esso sia.

Una perfetta tragicommedia

Accompagnato dalla fama di essere un testo cerebrale, complicato, assurdo, che costringe il pubblico ad una partecipazione intellettuale, in realtà Aspettando Godot è una magnifica e godibilissima tragicommedia dai tempi comici perfetti: Vladimiro ed Estragone sono due clown che conquistano il cuore e la mente del pubblico con un umorismo irresistibile. L’entrata di Pozzo e Lucky non fa che accrescere il meccanismo comico della situazione, tanto che allo spettatore può spesso sembrare di assistere, più che a delle scene del cosiddetto teatro dell’assurdo, a delle gag di Charlot. Il traguardo di Beckett è, a differenza di Charlie Chaplin, metafisico, ma l’urto comico è lo stesso.

Aspettando Godot sonda in profondità i problemi esistenziali che attanagliano l’uomo contemporaneo, ma il testo è il contrario della pesantezza: è leggero, delicato, spiritoso, arguto. Certo qualche volta è allarmante nel toccare aspetti angoscianti della modernità come l’incomunicabilità, la solitudine, la noia, il dolore di vivere, l’assenza di qualsiasi punto di riferimento. Ma tutto è permeato da un tocco di leggerezza e umorismo irresistibile. Ed è proprio attraverso le risate che Beckett conquista il pubblico di Aspettando Godot, provocando ognuno di noi con la domanda che percorre lo spettacolo: “Siamo tutti in attesa, sempre proiettati in avanti ma al tempo stesso immobilizzati?”

Regia: Christian Poggioni
Con: Christian Poggioni, Lorenzo Volpi, Ermelinda Çakalli, Giulia Quercioli
Scenografia e costumi: Dino Serra
Musica originale: Paolo Tortiglione
Foto di scena: Ivan Cimadoro

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