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Ultima arringa di Piero Calamandrei

in difesa di Danilo Dolci e della Costituzione

"Le leggi sono vive perché dentro queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, mettervi dentro i nostri propositi, le nostre speranze, il nostro sangue e il nostro pianto."

Il 2 febbraio 1956 Danilo Dolci, attivista non violento soprannominato Gandhi della Sicilia, venne arrestato mentre guidava un gruppo di braccianti a lavorare gratuitamente per sistemare una vecchia strada nei pressi di Partinico. Al commissario intervenuto per interrompere quello “sciopero alla rovescia”, Dolci rispose che «il lavoro non è solo un diritto, ma per l’articolo 4 della Costituzione un dovere: sarebbe un assassinio non garantire ai cittadini il lavoro, secondo lo spirito costituzionale». Dolci e i suoi vennero arrestati e processati per occupazione di suolo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale. Piero Calamandrei si assunse la difesa di Dolci, pronunciando una famosa arringa in cui tema di fondo era la difesa dell’art. 4 della Costituzione: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Il processo destò l’interesse della nazione: l’opinione pubblica si mobilitò, deputati e senatori intervennero con interrogazioni parlamentari, intellettuali italiani e stranieri (Silone, Parri, Pratolini, Carlo Bo, Sereni, Moravia, Fellini, Cagli, Mauriac, Sartre) si schierarono a fianco di Dolci. Lo sciopero alla rovescia di Partinico innescò nelle piazze, sui giornali, nei tribunali un acceso scontro su modalità opposte di considerare la legalità in Italia: la Costituzione, regola vivente dei cittadini, contro la pratica dell’autoritarismo gerarchico, eredità fascista. Il “caso Dolci” si concluse con una condanna, ma a distanza di oltre 60 anni si può affermare che le autorità trascinarono alla sbarra non tanto il gruppo dei manifestanti, quanto la Costituzione stessa. La recitazione pubblica dell’ultima arringa di Calamandrei, è un’occasione preziosa per capire quanto fosse tribolata la strada per affermare la democrazia repubblicana in Italia. Per riflettere su dove saremmo oggi senza “ribellioni” e “ribelli”.

Piero Calamandrei (1889–1956)

Padre della Costituzione, uomo politico e avvocato. Vinta precocemente la cattedra universitaria, ha insegnato nelle Università di Messina, Modena, Siena e Firenze. Durante il ventennio fascista, fu uno dei pochi professori che non prese la tessera del partito, continuando a far parte di movimenti clandestini. Socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, è stato uno dei più insigni esponenti della moderna scuola del diritto processuale civile, oltre che celebre avvocato. Fu tra i fondatori del Partito d’Azione e uno degli animatori della Resistenza. Fu eletto all’Assemblea costituente e fece parte della Commissione dei 75, incaricata di redigere il Progetto di Costituzione. Fu deputato dal 1948 al 1953, battendosi per l’attuazione della Costituzione, la distensione internazionale e l’unità europea.

Danilo Dolci (1924-1997)

Sociologo, educatore, scrittore e attivista della non-violenza. Dopo aver effettuato gli studi a Milano, negli anni del fascismo sviluppò presto una decisa avversione alla dittatura. Arrestato a Genova nel 1943 dai nazifascisti, riuscì a fuggire. Nel 1950 decise di abbandonare gli studi universitari e di aderire all’esperienza di Nomadelfia – comunità animata da don Zeno Saltini – a Fossoli (frazione di Carpi); dal 1952 si trasferì nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promosse lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro. Subì diverse persecuzioni e processi. È considerato una delle figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo.

Diretto e interpretato da: Christian Poggioni
Musiche originali: Irina Solinas

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